Franchino. Franchino Vinci.
Era questo il nome con cui, amabilmente, tutti gli amici lo appellavano.
Non è stato un uomo che sarà possibile dimenticare.
La riservatezza, la gentilezza, la classe e l’educazione che affondavano le radici in un tempo di cui tutti avremo nostalgia, lo hanno accompagnato nel percorso di una vita dedicata agli altri.
Le sue erano indiscusse qualità umane e professionali. Senza retorica alcuna.
Il suo interesse per le persone era sorprendente.
Sempre e in ogni circostanza.
Era un uomo delle istituzioni, le rispettava a prescindere dalla posizione politica.
Era un medico generoso e devoto.
Era un uomo che ha contribuito alla costruzione di un pezzo di storia fondamentale della Regione Basilicata e della città di Potenza.
Era il mio secondo padre. Il legame stretto, indelebile, tra lui, me e la mia famiglia. Mi dava molti consigli, che esprimeva con quel garbo e quella determinazione, mossi dall’affetto profondo. Ho apprezzato persino i rimproveri che mi faceva! Le lunghe telefonate, le chiacchierate e le parole che ci siamo donati le custodirò come un dono infinito.
Mi piace ricordare che è stato un professionista, ma prima di tutto una persona vicina alle persone. Ai pazienti e alle famiglie dei pazienti di cui seguiva le vicende umane oltre che i problemi per i quali a lui si rivolgevano.
Prendeva in carico tutti e di tutti amava tratteggiare e ricordare le storie e le generazioni.
La sua grande passione per l’Ordine dei Medici era folgorante, ne è stato Presidente per 27 anni, e a lui si deve riconoscere una qualità non comune di mediazione. Mediava nei rapporti tra medici e medici, tra medici e istituzioni e tra medici e pazienti. Consigliava per il meglio tutti, spronava nella creazione di un rapporto che prescindesse dalla malattia, ma che andasse sempre al cuore delle esistenze.
Aveva un grande rispetto della Federazione e dell’Enpam, di cui era stato sindaco. Era conosciuto, amato e riverito da tutti, e sono tanti i lucani che nella Federazione si sono lasciati guidare dalla sua traccia professionale.
Ricordo ancora nei miei rientri dall’Enpam, il terrore di dovergli telefonare e sentire i rimbrotti!
Il suo unico interesse era il benessere della comunità e dei colleghi medici, il suo scopo era sempre e solo quello. Lui girava tutta la Basilicata, nel tempo in cui non c’erano telefoni, prendeva in carico interi paesi e comunità e conosceva la geografia dello spazio e dell’animo.
Un pensiero vorrei rivolgerlo ai figli, alle figlie e ai nipoti, a cui teneva tanto. Siate forti, avete avuto nel vostro percorso un riferimento lucido e fondamentale e su quella orma crescerete.
A Iolanda, la adorata moglie, un abbraccio affettuoso e grazie per averci restituito un uomo così speciale con la sua presenza sempre discreta e serena.
Franchino,
Nel tuo silenzio discreto sei andato via. Questa volta la proroga non è arrivata. Ma nel nostro cuore durerà per sempre.